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Filler: quando e perché conviene usare la cannula

Filler: quando e perché conviene usare la cannula

Filler: quando e perché conviene usare la cannula

La differenza c’è e si vede a colpo d’occhio: l’ago è corto, rigido, ha una punta acuminata. La cannula è lunga, flessibile e la parte finale è smussata. Tradizionalmente per i filler dermici si utilizza il primo, ma sono sempre di più i dermatologi e i medici estetici che preferiscono in molti casi l’uso della cannula. Perché?

Se è vero che l’ago consente di intervenire in più punti e con una maggiore precisione, la cannula, dopo aver praticato un foro di ingresso, dà la possibilità di trattare aree estese e di distribuire in modo più omogeneo il filler. Inoltre il materiale flessibile di cui è fatta, fa sì che il traumatismo si riduca, con conseguente assenza di lividi anche in aree particolarmente a rischio, come la zona intorno agli occhi. Anche il fastidio provato dal paziente è notevolmente ridotto. Un altro vantaggio, rispetto all’ago, è la minore probabilità di toccare nervi e capillari ed è quindi una tecnica più delicata per i tessuti, consentendo tempi di recupero più rapidi dopo il trattamento.

Come si esegue il filler con la cannula

«La cannula consente di rilasciare il prodotto nel sottocute e non nel derma» precisa Vittorio Crobeddu, dermatologo. «In ogni caso, quando si vuole essere più precisi e più superficiali, si potrà usare l’ago e optare per la cannula quando si vuole correggere aree più ampie con materiali più densi che necessitano invece di un impianto più profondo».

In generale, la tecnica con cannula consente di iniettare meno prodotto, di distribuirlo in modo più uniforme nel tessuto, di ottenere un risultato più naturale, senza formazione di accumuli.

«Per intervenire, ad esempio, sulle guance si procede così: con un ago da 25G parallelo alla cute o al massimo inclinato di 15 gradi, si crea un foro di ingresso nel quale poi si inserisce la cannula. Si capisce di essere nello strato di tessuto giusto se la cannula scivola senza difficoltà» prosegue il dottor Crobeddu. «Poi ci si muove a ventaglio con iniezioni lineari retrograde, cioè riportando verso di sé la siringa. Il tutto sempre attraverso l’unico foro di entrata».

Ad ogni area la sua tecnica

Ogni distretto del volto ha una sua tecnica di elezione. Per correggere le rughe sulla fronte con l’acido ialuronico è preferibile la cannula perché è una zona in cui possono formarsi facilmente lividi ed ematomi. Per il tear trough o solco lacrimale, si possono usare sia la cannula che l’ago, anche se la prima è più sicura. Per il terzo medio e inferiore del volto vanno bene sia ago che cannula, mentre per ridefinire le labbra e per effettuare il rinofiller l’ago garantisce più precisione. Uno dei criteri da utilizzare nella scelta è che con la cannula si ottiene tendenzialmente un maggior effetto liftante, con l’ago un maggior effetto riempitivo.

Biohyalux e cannula: un felice connubio

Il filler Biohyalux, utilizzato con la cannula nei distretti sopra citati, consente di valorizzare al massimo le sue caratteristiche. Tra queste la malleabilità ed elasticità, qualità molto apprezzate da dermatologi e medici estetici. Tecnicamente Biohyalux ha un G prime molto elevato, un parametro che indica la capacità del filler di ritornare alla propria forma originaria dopo aver subito una forza. Solitamente più questo parametro è alto, meno acqua il gel richiamerà una volta iniettato. In pratica questo si traduce in assenza di edema dopo il trattamento.