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Cosa fare se il risultato del filler non piace

Cosa fare se il risultato del filler non piace

Filler: cosa fare se il risultato del filer non piace

Talvolta ritocchi cosiddetti soft come le “punturine” di acido ialuronico possono non rivelarsi come ci si aspettava. E il risultato del filler non piace. A volte può essere la correzione in sé a non piacere, perché le labbra non corrispondono alla forma o al volume desiderato oppure perché si sperava che togliendo una ruga sparissero magicamente dieci anni dal viso. In questi casi il problema riguarda solo le aspettative del paziente che compito di un professionista serio è scandagliare scrupolosamente nel corso della visita preliminare onde arginare la possibile, conseguente insoddisfazione. 

Quando qualcosa non va con lo ialuronico 

«Ma ci sono anche situazioni in cui realmente qualcosa non va per il verso giusto» commenta il dottor Andrea Romani, dermatologo membro del Direttivo ISPLAD (International Italian Society of Plastic Aesthetic and Oncologic Dermatology). «Il primo inconveniente che si può presentare è quello di un’ipercorrezione che rende visibile la presenza dell’acido ialuronico sotto forma di “ombreggiature” scure, rigonfiamenti e cordoni duri al tatto». In questi casi il problema origina da un errore di valutazione dello specialista.

«La scelta della formulazione di acido ialuronico da usare per il filler va studiata con particolare attenzione in base alla zona che si va a trattare e anche alla tipologia di cute, più o meno sottile, in modo che permetta la giusta correzione senza rischio che risulti visibile» commenta il dottor Romani.

Un caso classico in cui il risultato del filler non piace può verificarsi nell’area perioculare. Qui la cute, sottile spesso al punto da essere trasparente, richiede gel con caratteristiche di viscoelasticità particolari, capaci di integrarsi nel delicato tessuto del contorno. Se il filler non è adatto, possono crearsi complicazioni, come borse e noduli

Il rischio di un’ipercorrezione con lo ialuronico

«Può succedere comunque che, pur avendo scelto un acido ialuronico funzionale all’area di utilizzo, il medico lo inietti in quantità eccessiva creando un antiestetico deposito rigonfio» continua l’esperto. Anche in questo caso il risultato del filler non piace. «La tecnica di infiltrazione e la profondità dell’innesto poi sono determinanti.

In alcuni casi, infatti, intervenendo a una profondità non corretta la ruga può restare saldamente ancorata nel derma senza che lo ialuronico abbia possibilità di sollevarla: il solco rimane visibile mentre compaiono ai lati della ruga due cordoni dall’antiestetico effetto ad ali di gabbiano formati dal deposito fuori sede del materiale». 

Possibili rimedi quando un filler non piace  

La prima buona regola è quella di valutare il risultato finale aspettando sempre almeno una decina di giorni in modo che l’acido ialuronico si “assesti”. «Nel caso ci si accorga subito di un’ipercorrezione può essere utile, anche se non risolutivo, procedere dopo la seduta e nei giorni successivi a un massaggio manuale oppure a impacchi caldi che favoriscano una migliori distribuzione del prodotto nell’area trattata» commenta il dottor Romani. 

Ialuronidasi, una soluzione da valutare

«La ialuronidasi è una possibilità, ma il suo utilizzo va valutato con particolare attenzione. Si tratta infatti di un enzima che degrada l’acido ialuronico e che iniettato nel punto da correggere permette di accelerare la degradazione dell’acido ialuronico che “sparisce” nell’arco di una decina di giorni» continua lo specialista.

«Va sempre tenuto presente però che l’azione di degradazione non si indirizza solo verso l’acido ialuronico iniettato ma anche verso quello naturalmente presente nella cute, il che suggerisce di fare un uso molto ben calibrato della ialuronidasi, riservandola comunque a piccole aree». 

Dare tempo allo ialuronico

Non va dimenticato infine che uno dei grandi pregi dell’acido ialuronico è il fatto che, essendo una sostanza naturalmente presente nell’organismo, viene progressivamente riassorbito. Il che da un lato significa che per mantenere una correzione occorre intervenire a cadenza periodica, anche se man mano sempre più dilatata nel tempo.

Ma dall’altro il progressivo riassorbimento fa in modo che anche eventuali risultati poco apprezzati rientrino, lasciando la possibilità di re-intervenire successivamente in un modo più consono ai desideri del paziente.