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Basta un filler per correggere i difetti del naso

Basta un filler per correggere i difetti del naso

Rinofiller per i difetti del naso

Se iniettato nei punti giusti, il filler con acido ialuronico lima il dorso e solleva la punta del naso, migliorandone l’aspetto finale. A tutto vantaggio dell’estetica del volto

Rimodellare il naso senza sottoporsi a un intervento di chirurgia plastica si può. Soprattutto se i difetti non sono eccessivi. La soluzione di medicina estetica, quindi mini invasiva, è data dal rinofiller. «Si tratta di un trattamento relativamente semplice e rapido, indicato principalmente per correggere gli inestetismi del profilo del naso, rendendolo più rettilineo» – spiega il dottor Andrea Romani, dermatologo e membro di ISPLAD (International Italian Society of Plastic Aesthetic and Oncologic Dermatology). Secondo una recente review svolta su 2488 procedure, la rinoplastica non chirurgica si è dimostrato un trattamento sicuro, con una bassa percentuale di eventi avversi legati all’iniezione.

«A volte bastano minimi interventi per migliorare l’armonia del viso. E il naso è una di quelle zone dove sono sufficienti pochi ritocchi per cambiare in meglio». Pur essendo deputato alla correzione di inestetismi lievi, il rinofiller rientra tra quei trattamenti che possono far decidere di rimandare un intervento di rinoplastica chirurgica. «Non sono rari i casi di pazienti che ricorrono al filler sul naso perché non convinti di un intervento più invasivo. E poi restano piacevolmente sorpresi dai risultati operati tramite rimodellamento soft come il rinofiller».

Rinofiller: per chi è adatto

In particolare, il rinofiller è adatto nei seguenti casi:

  • Naso insellato, cioè con radice troppo infossata e svuotata a livello degli occhi. In questo caso il filler di acido ialuronico riempie lo spazio che si viene a creare tra dorso e radici.
  • Lievi gibbosità sul dorso del naso, per cui l’obiettivo è rendere il profilo più rettilineo.
  • Avvallamenti e irregolarità del profilo, che l’acido ialuronico riempie, dando l’effetto di levigare il profilo stesso.
  • Punta che guarda verso il basso o punta leggermente ruotata verso un lato.
  • Piccole deformità non corrette da un precedente intervento di rinoplastica chirurgica.

In genere, i nasi che danno i migliori risultati col rinofiller sono i nasi piccoli, con lieve insellamento del dorso, e punta poco proiettata, o tendente verso il basso.

Come si rimodella il naso in medicina estetica

La sostanza più efficace per rimodellare il naso senza chirurgia è l’acido ialuronico molto concentrato e denso, quindi che sia molto cross-linkato. «In questa zona del viso è importante che l’acido ialuronico abbia la massima resa con una minima quantità di prodotto. E poi deve essere sufficientemente consistente per restare fermo in posizione, cioè per sollevare la punta o levigare il dorso. E soprattutto deve garantire una grande durata». A proposito, quanto dura il rinofiller? «All’incirca dai 6 agli 8 mesi, e nei casi più fortunati 10».

«Per sollevare la punta del naso si può iniettare acido ialuronico sulla punta stessa allo scopo di aumentare il volume e quindi dare maggiore proiezione. Se l’angolo che il naso forma con la bocca è particolarmente acuto (quindi, parliamo di un naso aquilino), si può aumentare la proiezione iniettando anche un po’ di tossina botulinica sulla radice del labbro superiore: serve ad allentare la forza che il muscolo labiale esercita sulla cartilagine della base del naso».

Rinofiller: quando non è indicato

«Essendo un intervento di medicina estetica, quindi un trattamento non invasivo, il rinofiller non è adatto per correggere le deformità cartilaginee oppure le prominenze ossee dove è necessario intervenire chirurgicamente. Si pensi a un gibbo osseo-cartilagineo molto importante oppure a un naso eccessivamente largo in cui sussistono protuberanze di cartilagini triangolari o dell’ala del naso. Ciò vuol dire che il rinofiller non è nemmeno il trattamento d’elezione per raddrizzare la deviazione del setto nasale o altre problematiche di natura respiratoria» – conclude il dottor Romani.